C’è chi dice che Parigi non sia una città per bambini. Beh, lasciate che vi smonti questo mito: ho trascorso un weekend lungo nella Ville Lumière con mia figlia di 10 anni, ed è stato magico.
Se vi dico “viaggio con bambina di 10 anni”, Parigi probabilmente non è la prima città che vi viene in mente. Troppi musei? Troppo romantica? Troppo da grandi? Lo ammetto, un dubbio l’avevo anch’io: avrebbe suscitato in lei lo stesso interesse di New York che, appena un anno, prima l’aveva letteralmente stregata? Ma abbiamo fatto le valigie per un weekend lungo ed è stata la decisione migliore di sempre. Vedere la Ville Lumière attraverso i suoi occhi è stato magico!
Certo, l’itinerario era ambizioso, ma con il giusto mix di monumenti iconici, pause golose e qualche “trucchetto” divertente, Parigi l’ha conquistata. Ecco il nostro diario di viaggio.
Giorno 1: conquistata dalle crêpes
Siamo arrivate a Gare de Lyon la sera del giovedì. Dopo aver raggiunto il nostro hotel in zona Pernety, la missione era una sola: cibo. E cosa c’è di meglio per iniziare un viaggio a Parigi con una bambina? Le crêpes! Ci siamo dirette verso le vie animate di Montparnasse , famose proprio per le autentiche crêperies bretoni. Una scelta perfetta per una cena divertente e gustosissima, e una partenza decisamente in discesa per la nostra vacanza!
Giorno 2: gioielli e vertigini
Il venerdì è stato il giorno del lusso.
Abbiamo iniziato dall’Arco di Trionfo, ammirando i bassorilievi e la Tomba del Milite Ignoto dedicata a coloro che morirono durante la Prima Guerra Mondiale senza essere mai identificati.
Poi giù per gli Champs-Élysées fino a Place de la Concorde. Lei è impazzita per la via dello shopping. E ammetto che, sebbene ci siano le boutique di lusso come Louis Vuitton e Cartier, la presenza di negozi come Zara, Nike e soprattutto il suo preferito, Sephora, ha reso la lunghissima passeggiata molto intrigante anche per lei.
Per spezzare il ritmo, una sosta è stata d’obbligo da Ladurée in 16 Rue Royale per i famosi macarons in un ambiente raffinato: per lei, neanche a dirlo, è stata felicità allo stato puro!
Poi, subito dopo, è successo l’inaspettato. L’ho portata a imboccare Rue Cambon, passando davanti allo storico negozio Chanel al numero 31. Tutto très chic ma nulla che le abbia fatto battere il cuore. Da lì abbiamo proseguito per l’iconica Rue Saint-Honoré con tutte le sue boutique di classe, fino a sbucare nella maestosa Place Vendôme. Non me l’aspettavo, ma la mia bimba è letteralmente impazzita. Place Vendôme è il cuore dell’alta gioielleria mondiale, e lei si è incollata a ogni singola vetrina, con gli occhi che brillavano più dei diamanti esposti. Ha iniziato a sognare ad occhi aperti indicandomi collane e anelli e ammirando lo sfavillante Ritz Paris. È stato uno dei momenti più divertenti della nostra vacanza!
Poi, dopo aver oltrepassato i bellissimi Jardins du Palais Royal, ci siamo tuffate nel passato esplorando i Passages Couverts, tra cui la stupenda Galerie Vivienne (4 Rue des Petit Champs), il Passage des Panoramas (11 Blvd. Montmartre) e il Passage Jouffroy (10 Blvd. Montmartre). L’atmosfera era da film e per me è stata una vera scoperta: angoli di città che non conoscevo e che ho amato.
Altra grande attrazione della giornata sono state le Galeries Lafayette, nel loro sontuoso palazzo Art Nouveau. Siamo rimaste incantate dalla meravigliosa cupola bizantina, ma il vero brivido è stato il Glasswalk: una passerella di 9 metri, completamente in vetro, che si sporge nel vuoto all’interno dell’atrio centrale. Trovandoci lì, sospese a 16 metri dal piano terra, abbiamo avuto 5 minuti di vertigini, ma con una vista impagabile sulla cupola sopra di noi e sul lusso dei piani sottostanti. Ne è valsa assolutamente la pena!
Abbiamo chiuso la serata in bellezza con un aperitivo-cena sulla terrazza panoramica Crèatures-Le Terrace, un ristorante vegetariano con una vista spettacolare sul Palais Garnier (Opera) e sui tetti di Parigi. Spoiler utile per chi volesse andarci: l’accesso alla terrazza non è dall’interno delle Galeries Lafayette ma dalla adiacente Rue Chaussée d’Antin.


Giorno 3: i grandi classici
Ecco il giorno più atteso dalla mia bimba. Missione Tour Eiffel! Prima di salire, siamo andate a caccia degli scatti migliori cercando suggerimenti su Instagram. Ecco la lista degli spot strategici per immortalare la “Dama di Ferro”:

- Rue de l’Université (cerchio rosso): questo è il punto più popolare. Bisogna arrivare molto presto o molto tardi per scattare foto con più tranquillità.
- Square Rapp (cerchio verde): questo piccolo vicolo cieco offre una vista superba sulla Tour Eiffel, incastonata tra due magnifici edifici haussmanniani. Lì vicino si trova una delle gemme nascoste di Parigi: l’Immeuble Lavirotte, situato al 29 di Avenue Rapp, considerato da molti parigini l’edificio più bello della città.
- Rue Saint Dominique (cerchio giallo): per scattare una foto con un tipico caffè parigino e la Tour Eiffel nella stessa cornice.
- Rue de Buenos-Aires (cerchio viola): un segreto custodito dalla gente del posto, dai fotografi e da quei pochi viandanti che alzano lo sguardo al momento giusto.
- Avenue de Camoens (cerchio nero): questa stradina tranquilla e borghese è diventata in pochi anni il punto d’incontro delle fashioniste di tutto il mondo (di quelle che si cambiano outfit prima di scattarsi il selfie di rito davanti alla torre).
I nostri preferiti? La vista da Avenue de Camoens e quella da Rue de l’Université.
Dopo le foto abbiamo iniziato la salita in ascensore sulla torre. Salire fino al terzo piano, a 276 metri di altezza, è stato incredibile. L’emozione nei suoi occhi era impagabile.
Nel pomeriggio, ci aspettava un’altra icona: il Museo del Louvre. Come visitarlo con una bambina? Con un piano! Ci siamo concentrate sui capolavori di cui aveva già sentito parlare a scuola: la Gioconda, la Venere di Milo, la Nike di Samotracia e gli appartamenti di Napoleone, con i gioielli dell’imperatore custoditi nella meravigliosa Galleria d’Apollo che lei ha letteralmente adorato.
Abbiamo infine trascorso la serata passeggiando tra il Quartiere Latino, dove ci siamo divertite a cercare la strada più stretta di Parigi (Rue du Chat-qui-Pêche), e cenando a base di specialità francesi al ristorante Le comptoir du Relais in 9 Carr de l’Odéon: super consigliato!



Giorno 4: vista e luci sulla città
L’ultimo giorno pieno a Parigi l’abbiamo dedicato al quartiere più bohémien: Montmartre.
Abbiamo preso la metro fino ad Abbesses per fotografare il “I love you wall”. Ci siamo divertite a cercare “Ti amo” tra le oltre 250 lingue e dialetti di quest’opera d’arte che, per la verità, alla fine non è niente di che.
Siamo salite verso la Basilica del Sacro Cuore e, quasi arrivate in cima ai gradini, abbiamo fatto una sosta. L’obiettivo era catturare l’illusione della “Sinking House”, visibile sul prato a destra. È un trucco prospettico geniale: il palazzo è normalissimo, ma la pendenza della collina, combinata con quella della scalinata, inganna l’occhio. Giocando con l’inclinazione della macchina fotografica, abbiamo creato una foto surreale in cui la casa sembrava letteralmente affondare nel terreno. Un momento davvero esilarante!
Dopo aver visitato la Basilica, abbiamo curiosato tra le stradine pittoresche del quartiere, Place du Tertre, Rue Norvins, Rue Lepic e Rue de l’Abreuvoir con la famosa locanda La Maison Rose, che fu un punto di ritrovo per la comunità artistica del secolo scorso.
Nel pomeriggio, ci siamo godute un po’ di relax nei magnifici Jardin du Luxembourg.
Per la sera, ho tenuto il gran finale: la salita all’ora del tramonto sulla Tour Montparnasse. Perché? Per godere della vista panoramica più bella di Parigi, proprio mentre la Tour Eiffel si illuminava. Vedere lo spettacolo di luci che brilla per 5 minuti all’inizio di ogni ora da quell’altezza è stato il momento wow del viaggio.



Giorno 5: uno spettacolo virtuale
Ultima mattinata a Parigi. Dopo aver lasciato i bagagli in un deposito, ci siamo dirette sull’Île de la Cité.
La nostra prima tappa è stata l’imponente Cattedrale di Notre-Dame. Vederla di persona, finalmente riaperta al pubblico dopo il terribile incendio del 2019, è stata un’emozione fortissima.
Ma l’esperienza che ci ha lasciato a bocca aperta è stata Eternelle Notre-Dame, un tour in realtà virtuale davvero ben fatto. Non è la solita visita guidata: è un viaggio immersivo che ci ha catapultate indietro nel tempo. Ci siamo ritrovate nel Medioevo, “camminando” sulle impalcature accanto ai costruttori, abbiamo visto la guglia svettare e ammirato le vetrate come se potessimo toccarle, il tutto com’era prima dell’incendio. Vedere la storia prendere vita in quel modo, capendo la fatica e la genialità dietro quel capolavoro, è stato incredibile. Un’esperienza che da sola è valsa il viaggio!
Subito dopo, ancora piene di meraviglia, ci siamo dedicate all’altro gioiello dell’isola: la Sainte-Chapelle. Se Notre-Dame colpisce per la sua imponenza, questa cappella reale voluta da Luigi IX è come entrare dentro uno scrigno di gioielli. Salire alla cappella superiore e ritrovarsi circondati dalle sue spettacolari vetrate che filtrano la luce è pura magia. Mia figlia era ipnotizzata da tutti quei colori.
Dopo un ultimo sguardo alla Senna dal Saule Pleureur de la Pointe (proprio sulla punta dell’isola, appena sotto al Pont Neuf), è arrivato il momento di recuperare i bagagli e dirigerci verso la Gare de Lyon per prendere il nostro treno.

Au revoir, Paris! (La scusa per tornare)
È stato un viaggio intenso? Assolutamente sì. Ma ne è valsa la pena? Ogni singolo secondo. Parigi con una bambina è fattibile, divertente ed emozionante. È un ricordo che custodiremo per sempre.
Certo, in un weekend lungo, per quanto vissuto a buon ritmo, è impossibile vedere tutta la città. Sapevamo di dover fare delle scelte e abbiamo volutamente lasciato indietro alcuni tesori: non abbiamo messo piede al Musée d’Orsay per perderci tra gli Impressionisti, non abbiamo esplorato il quartiere di Le Marais con la sua splendida Place des Vosges, e non abbiamo visto la città scorrere lentamente dall’acqua, regalandoci un giro in Bateaux Mouches sulla Senna al tramonto.
E forse è meglio così. Questo non è affatto un problema, ma solo la scusa perfetta che ci siamo tenute per tornare. Au revoir, Paris!

